Thursday, November 5, 2009

Se il caciottaro canadese ti ringrazia

Non chiedetemi il perché, ma i formaggi in Nord America sono uno status symbol culinario. Esistono, a Toronto, dei negozietti che vendono esclusivamente formaggi. Sono vere e proprie boutique, di solito, dove si entra e si nota subito un arredamento che non ha nulla a che vedere con quello di altri negozi alimentari, men che meno con le nostrane salsamenterie.

L’altro pomeriggio, mi sono deciso a entrare in una di queste boutique, perché avevo una gran voglia di caciotta. Siccome ho imparato che spesso in inglese diverse merci si chiamano con il nome italiano (prosciutto, salame, espresso, cappuccino, caffè macchiato, pizza, fettuccine ecc.) ho provato a chiedere: “Do you have an Italian cheese called ‘caciotta’?” No, non l’avevano. Avevano però un ‘cacio romano’ che ammetto mi ha tentato. Poi però noto un formaggio che per colore, consistenza e forma richiamava proprio la mia adorata caciotta. Quindi chiedo: “What’s this?” il tipo mi dice il nome, che naturalmente ho già dimenticato, e aggiunge: “It’s from Ontario”. Dunque un formaggio locale. Me ne fa assaggiare una sfoglia, e vi assicuro che è riuscito a tagliare una fettina spessa meno di un millimetro. L’assaggio, si scioglie in bocca: è caciotta, poi se è dell’Ontario, sticazzi. Era rimasto solo un quarto della forma originale, di dimensioni modeste. Mi chiede: “How much?” E io di rimando: “I take it all”. E lui, completamente sbalordito: “Oh, thank you!”.

Allora: per l’esperienza che mi sono fatto nei negozi alimentari del Nord America, quando il negoziante ti ringrazia per aver comprato un prodotto, significa che stai per pagarlo a peso d’oro. Ma ormai, è troppo tardi. Compro il mio quarto di caciotta locale per la modica cifra di 32$. Un vero sproposito, a Roma sarebbe costata a dir tanto 10 euro, ossia 16$. Ecco perché il caciottaro mi ringraziava… ma si poteva comprare la metà di un quarto della forma? Per me, non si poteva. Mi porto il mio preziosissimo quarto a casa, che nel frattempo il negoziante ha provveduto a incartare con cura, con un foglio di plastica e poi un foglio di carta rosa, con un’attenzione tale che pareva stesse infiocchettando un dono di Natale. Lo metto nella mia sportina di tela, che uso da bravo canadese riciclatore di tutto e combattente contro i sacchetti di plastica, e me ne torno a casa. Ne mangio una fetta che sarà costata 10$: è davvero buona, ci tornerò, ho un debole per i formaggi. E amen per i soldi, dopotutti servono a essere spesi.

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